L’Australian Cattle Dog, come molte altre razze, soffre di malattie genetiche che si trasmettono dai genitori ai figli.
Come allevatori ci sentiamo in dovere di prevenire queste patologie verificando tutti i nostri riproduttori.
In questo modo garantiamo, per quanto possibile, una vita serena ai vostri cuccioli e a voi.
Possibili patologie
Displasia dell’anca
LA DISPLASIA DELL’ANCA NELL’AUSTRALIAN CATTLE DOG
(tratto da “ACD life” dicembre 2008)
Tra le malattie ortopediche dello sviluppo la displasia dell’anca è sicuramente la più famosa e forse una delle più controverse. Si tratta di una anomalia dello sviluppo dell’articolazione dell’anca o coxo femorale caratterizzata dalla sublussazione o dalla lussazione completa della testa del femore nei pazienti più giovani e da un’artropatia degenerativa da lieve a grave nei pazienti più anziani. Colpisce un gran numero di razze canine di taglie diverse, anche se soprattutto ha maggiore incidenza negli animali di grande mole.
Le cause sono diverse, sussistono sia fattori ereditari che ambientali che incidono sullo sviluppo dei tessuti molli e scheletrici. La rapida crescita ponderale dei soggetti iperalimentati predispone allo sviluppo della displasia dell’anca, così come l’infiammazione articolare causata, ad esempio, da traumi ripetuti.
Questi fattori contribuiscono a creare una situazione di instabilità articolare con lassità e sublussazione, che causano i segni clinici della malattia, algia e zoppia in primis.
Si verificano infatti diverse alterazioni anatomiche dell’articolazione con usura precoce della cartilagine ed esposizione dell’osso subcondrale (osso al di sotto dell’articolazione) e quindi dolore.
L’incidenza della displasia dell’anca è maggiore nei cani di grande taglia, solitamente le presentazioni cliniche sono due: una in età giovanile e l’altra negli animali anziani.
Nei giovani si manifestano difficoltà ad alzarsi dopo il riposo, intolleranza all’esercizio e zoppia intermittente o continua. Con la maturità i segni clinici solitamente peggiorano, con segni visibili come la degenerazione della muscolatura degli arti posteriori o andatura ondeggiante.
La diagnosi corretta si basa sui rilievi clinici, la razza, l’anamnesi e le alterazioni radiografiche.
Le rx vengono eseguite in diverse proiezioni e evidenziano segni riferibili a diversi gradi di gravità della malattia.
I trattamenti della displasia dell’anca sono essenzialmente di due tipi, uno medico e uno chirurgico.
Il trattamento medico viene chiamato anche conservativo si carca di tenere sotto controllo i segni clinici riferibili al dolore con il riposo, i farmaci o altre terapie, ma senza alcun ricorso alla chirurgia. I farmaci più usati sono gli antinfiammatori non steroidei e i condroprotettori, il cui ruolo è comunque controverso.
Il trattamento chirurgico viene riservato a casi selezionati. Esistono diversi tipi di interventi effettuabili a età diverse e ad animali con patologie di gradi diversi, fino ad arrivare alla protesi all’anca.
Nell’Australian Cattle Dog la displasia dell’anca è presente, secondo i dati dell’OFFA (orthopedic foundation for animals – fondazione americana per le patologie ereditarie dei cani) in circa il 15% dei cani testati. In Italia le statistiche non vengono divulgate dalla FSA (fondazione salute animale) e per gli ACD lo screening radiografico è ancora facoltativo (non imposto dal club di razza come invece avviene per boxer, dobermann, pastori tedeschi, rottweiler e terranova).
L’Australian Cattle Dog, in ogni caso, non è certo una delle razze con maggiore predisposizione grazie soprattutto alla taglia contenuta.
Importante, anche in questa razza, prevenire l’insorgenza della patologia agendo, durante la crescita, sui fattori ambientali, alimentari e di movimento nonché monitorando i riproduttori con indagini radiografiche ufficiali.
Dott.ssa Stefania Borroni
Atrofia progressiva della retina (PRA)
L’atrofia progressiva della retina (più nota come PRA, acronimo inglese di Progressive Retinal Atrophy) è un termine generico usato per descrivere una serie di malattie retiniche ereditarie dei cani. Di quest’insieme di malattie ci interessa una sindrome conosciuta come displasia dei bastoncelli e dei coni.
Una displasia è un processo che causa lo sviluppo anomalo di un tessuto, che non riesce a formarsi in maniera normale. Il tessuto in oggetto è la retina, che è un sottile strato di tessuto neurologico posto nella parte posteriore dell’occhio e contiene delle cellule chiamate fotoricettori che assorbono la luce e la convertono, con una serie di reazioni chimiche, in segnali elettrici che poi vengono trasmessi al nervo ottico e quindi al cervello. I fotoricettori retinici, a seconda della loro specializzazione, possono distinguersi in bastoncelli, deputati alla visione notturna, e in coni, specializzati invece per la visione alla luce diurna. La PRA interessa sia i bastoncelli che i coni, ma i bastoncelli sono influenzati per primi, e ciò causa la perdita graduale della visione notturna (emeralopia), che è solitamente il primo sintomo che si osserva in animali affetti da PRA.
La malattia interessa molte razze di cani, ciascuna in un suo modo specifico. Le variazioni includono l’età in cui la malattia si manifesta, la velocità di degenerazione e persino il meccanismo di trasmissione genetica.
Gli Australian Cattle Dog ammalati manifestano generalmente i primi sintomi e diventano ciechi ad un’età compresa tra i 4 e gli 8 anni.
Purtroppo non esiste cura per la PRA, anche se sono state provate per un certo periodo terapie a base di vitamina A.
Questa malattia si trasmette tramite un gene recessivo semplice. Il meccanismo è mendeliano e simile a quello della CEA. Così sono necessari due geni recessivi affinchè un cane sia ammalato. Un singolo gene recessivo invece darà un cane portatore della malattia.
Presso il James Baker Institute (Ithaca – New York) è stato messo a punto, come per la CEA, un test del DNA in grado di determinare se un cane è sano, affetto da PRA o se ne è soltanto portatore.
Questa prova è disponibile solo per alcune razze tra cui fortunatamente l’Australian Cattle Dog. Un allevatore attento potrà quindi testare i suoi riproduttori ed effettuando solo accoppiamenti mirati, produrre esclusivamente cuccioli che non contrarranno mai la malattia.
In questo modo eviteranno di vendere ai loro clienti cani che da adulti diventeranno certamente ciechi.
Sordità Congenita
Sebbene il meccanismo di trasmissione genetica di tale patologia non sia ancora stato completamente definito in molte razze canine, l’elevata prevalenza di sordità in alcune di esse, tra cui il Dalmata, una delle storiche razze utilizzate nei vari incroci per creare l’Australian Cattle Dog, impone uno stretto monitoraggio dei riproduttori per evitare l’aumento indiscriminato dei casi di sordità congenita.
Per sordità congenita del cane si vuole intendere principalmente la sordità neurosensoriale associata ai fenotipi, ”mantelli bianchi” e/o “eterocromia dell’iride” che è stata dimostrata in numerose razze canine. La sordità neurosensoriale monolaterale o bilaterale è conseguenza della degenerazione delle cellule recettoriali cocleari che occorre nella maggior parte dei casi tra la terza e la quarta settimana di vita.
Attualmente la sordità non è curabile ma può essere controllata attraverso gli allevatori che devono prevenire questa patologia.
I test B.A.E.R. (dall’inglese Braistem Auditory Evoked Response: Potenziali evocati acustici del tronco cerebrale) sono l’unica possibilità di accertare con sicurezza (100%) la funzionalità uditiva a partire dalle prime quattro settimane di vita dell’animale. Talvolta, nei soggetti giovani, la realizzazione del test è più facile che negli adulti per i quali può rendersi necessaria una maggiore sedazione.